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RIFORMA DELLO SPORT: CINOFILIA, COSA CAMBIA

Sembrerebbe allo studio un’altra misura che dovrebbe consentire alle società sportive dilettantistiche di reggere l’urto dei nuovi costi

La preoccupazione espressa da Giovanni Petrucci:

“queste non fanno altro che mettere ulteriormente in ginocchio un sistema sport già al collasso; in particolare, Petrucci faceva riferimento al Decreto che ha lo scopo di ridefinire il vincolo ed il lavoro sportivo. 

 

L’ENTRATA IN VIGORE DELLA RIFORMA DELLO SPORT:

Il Decreto, di fatto mette a rischio molte delle Associazioni e Società sportive che si avvalgono dell’opera, insostituibile, di Istruttori e Tecnici.

Per tale motivo si sta lavorando ad un cosiddetto Decreto “correttivo” le cui linee generali sono state presentate durante il convegno “Lo sport muove l’Italia” organizzato dall’ex ministro dello sport, Vincenzo Spadafora.

Fra gli intervenuti c’era, infatti, Dario Simeoli, vice capo di gabinetto del ministero del Lavoro che con lo staff della sottosegretaria allo sport Valentina Vezzali sta appunto lavorando ad una ridefinizione della legge che, pur dando ai lavoratori sportivi tutele e previdenza in una cornice di sostenibilità, non metta k.o. le società sportive.

In ogni caso, l’ex Ministro Spatafora ha assicurato che la riforma entrerà in vigore dal prossimo gennaio 2023 senza ulteriori proroghe.



MA COSA CAMBIA DAVVERO?

COMPENSI SPORTIVI:

La proposta di modifica prevede un inquadramento suddiviso in tre fasce: 

  • La prima fascia contenente coloro che percepiscono da zero a cinquemila euro, riguarderà una riduzione dell’area no tax attualmente vigente (limite attuale pari a diecimila euro) sulla quale non si pagheranno né contributi previdenziali né tasse. 

Lo spirito di tale riduzione è quello di impedire situazioni di lavoro camuffato senza tutele. 

  • La seconda fascia comprende i lavoratori che percepiscono dai cinquemila ai quindicimila euro annui sui quali si pagheranno solo i contributi, ma non le tasse. 
  • La terza fascia sarà quella che comprenderà i lavoratori che percepiscono oltre quindicimila euro l’anno: su tali somme si pagheranno sia tasse che contributi. 

Sembrerebbe che per i primi tre anni la contribuzione a favore dell’INPS verrà scontata del 50%, riducendo così il carico sia del lavoratore che quello dell’ASD/SSD. 

Per essere più chiari forniamo degli esempi :

  • Primo caso (fascia 1): Un tecnico percepisce compensi sportivi per un ammontare di 4.999,99 euro. Né il tecnico né l’ASD/SSD dovranno versare nulla: questi compensi saranno trattati, fiscalmente, secondo quanto previsto dalla vigente normativa in materia di “redditi diversi”;
  • Secondo caso (fascia 2): Un tecnico percepisce compensi fino a diecimila euro. I contributi INPS, pari al 27,03%, saranno pari ad Euro 1.354,00; operando la riduzione del 50% questa somma si ridurrà a 677,00 euro, di cui 1/3 a carico dello sportivo ed i 2/3  carico della ASD/SSD: in soldoni, lo sportivo dovrà versare 225,67 euro mentre 451,33 euro saranno a carico dell’ASD/SSD;
  • Terzo caso (fascia 3): un tecnico percepisce compensi sportivi per quindicimila euro: in questo caso, oltre ai contributi INPS si dovrà corrispondere anche l’IRPEF in ragione dell’aliquota minima prevista (23%) sulla parte eccedente i 10.000,00 euro. Anche qui, in estrema sintesi: la ritenuta fiscale sarà pari a 1.150,00 euro (23% di 5.000,00 euro) e sul netto rimanente (13.850,00 euro) dovranno essere calcolati i contributi INPS (pari a 1.351,50 euro operando la riduzione del 50%) dei quali 450,50 euro a carico del lavoratore e 901,00 euro a carico della ASD/SSD.

IPOTESI DI NUOVE AGEVOLAZIONI PER LE ASD

Per quanto è dato di sapere, ed in attesa della normativa ufficialmente approvata, sembrerebbe allo studio un’altra misura che dovrebbe consentire alle società sportive dilettantistiche di reggere l’urto dei nuovi costi; sarebbe cancellato il divieto di realizzare degli utili, alzando ulteriormente la percentuale (dal primo gennaio doveva essere del 50 per cento, ma sembrerebbe essere invece superiore). Via quindi alla ristorazione, merchandising, attività collaterali: così si potrà sostenere la svolta che riguarderà istruttori, tecnici e sportivi dilettanti. 

Dal mio punto di vista, l’approvazione di quest’ultima normativa inerente gli utili sbloccherebbe, di fatto, l’impasse relativo alla trasformazione delle ASD senza personalità giuridica in società di tipo commerciale (come quelle previste dal Titolo V del codice civile), cosa prevista dal Decreto di riforma dello sport ma inattuabile alla luce del divieto di realizzazione e divisione degli utili. 

Seguiremo, con il solito interesse, gli sviluppi di questa novella normativa nella speranza che i correttivi che si vorranno apportare siano sempre più favorevoli alle ASD/SSD ma anche ai lavoratori sportivi. 

Di Pier Paolo Perisotto – Referente Regione Lazio – Opes Italia settore Cinofilia